#siracusa – Servizio, impegno e amore. Su queste tre direttrici, dettate da don Alfio Li Noce, si è mossa la giornata per le persone con disabilità che è stata celebrata dalla Fondazione Sant’Angela Merici promossa in collaborazione con il Distretto Lions 108 Yb. Da mons. Giovanni Accolla, delegato CESI per la Pastorale della Salute e la Carità e Arcivescovo metropolita di Messina, Lipari, Santa Lucia del Mela, passando per il presidente dell’ordine dei medici Anselmo Madeddu fino a Francesco Cirillo, Governatore del Distretto Lions 108 Yb, tutti concordi nel ribadire la necessità di farsi fragile per incontrare veramente l’altro. “Quelli che Gesù chiama “suoi fratelli più piccoli” sono tutti gli uomini senza distinzione – ha spiegato don Alfio Li Noce, presidente della Fondazione Sant’Angela Merici -. Qualsiasi uomo, anche chi ha fame o sete, chi ha bisogno di vestito o di alloggio, il malato, il carcerato, lo straniero, ma non è difficile estendere l’elenco a tutti i sofferenti, che nel mondo implorano, anche senza parole, il nostro aiuto. La sua carità era aperta indistintamente a tutti, ma egli prediligeva chi ne aveva più urgenza. Viviamo il Servizio della Carità ogni volta che riconosciamo Gesù in chiunque ci passa accanto e, al di là di ogni vecchia discriminazione tra ricco e povero, colto e ignorante, simpatico e antipatico, vecchio e giovane, italiano e straniero, sano e malato, abile e disabile, bello e brutto, trattiamo ogni prossimo come realmente tratteremmo Gesù”. Don Alfio ha ribadito la necessità di “riprendere in mano la nostra vita, di riscoprire la nostra vocazione, di ri-vitalizzare o ri-abilitare il nostro impegno. Tutti siamo chiamati in causa, partendo dal “poco” di ognuno che unito a quello degli altri può diventare ricchezza e dunque risposta piena e completa ad una chiamata che esige da noi tanta fedeltà. Gesù ci sta dicendo: investi nel servizio, in amicizia, in attenzioni e soprattutto rinuncia a qualcosa di tuo per andare incontro all’altro. Siamo chiamati a dare e ridare vita, a stare accanto, ad agire, a percorrere un cammino comune, a portare avanti l’opera di mons. Salvatore Gozzo”.
E l’arcivescovo di Siracusa, mons. Francesco Lomanto, ha evidenziato il valore e la specificità della Fondazione nella sua triplice dimensione: “sanitaria e riabilitativa, didattico-formativa-educativa e nella dimensione della ricerca scientifica. Con una chiara identità sociale, umana e spirituale. Nell’attenzione all’uomo e alla sua identità. Se siamo pienamente umani possiamo costruire tutto”. E mons. Giovanni Accolla, delegato della Conferenza episcopale siciliana per la Pastorale della Salute, ha ricordato di “camminare insieme nella comunione, nella partecipazione. C’è una domanda forte di condivisione per uscire dall’isolamento. Papa Francesco ci da’ un immagine: Gesù come amico, che si è spogliato e si è messo accanto all’altro, senza giudicarlo. Le nostre relazioni sono invece di circostanza e di opportunità non ci fanno trovare accanto in un contesto di condivisione. Oggi siamo pianificati sui luoghi comuni ed invece noi siamo creativi: abbiamo bisogno di aliti di vita e di dare aliti di vita. Il nostro non deve essere un cammino di sedimentazione dei luoghi comuni”. Mons. Accolla ha spiegato che l’uomo fragile “è colui che Gesù ha prediletto. Abbiamo il coraggio di lasciarci interrogare e la forza di metterci in gioco perchè siamo provocati dalla fragilità dei nostri fratelli. Riusciamo a riscoprire la bellezza. Le persone con disabilità non sono dei fragili ma delle risorse e noi dobbiamo metterci in ginocchio per adorare in loro la presenza di Gesù. Cominciamo dalle relazioni calde, iniziando dai gesti più semplici e più autentici”.
E le parole del Pontefice sono state richiamate anche dal presidente Anselmo Madeddu: “Il Papa dice: attenzione che la qualità della vita in una società è la capacità di includere i soggetti fragili. La società spartana buttava i bimbi malformati dalla rupe. Poi Ippocrate cambia tutto, dicendo che disabilità non è una punizione degli dei ma bisogna prendersi cura di questi soggetti. E’ la prima rivoluzione alla quale segue quella del cristianesimo. Il medico oggi accanto alla professionalità deve mettere un pizzico di umanità. Noi lo ribadiamo. C’è un mito straordinario che è quello di Chirone, il centauro più saggio, immortale. Ferito con una freccia da Ercole si accorge del significato della sofferenza, che diventa insopportabile, perchè lui è immortale. Ed allora chiede a Zeus di essere mortale”. Madeddu ha sottolineato che il “medico deve entrare in empatia e accettare le proprie fragilità. Come può comprendere la fragilità altrui un soggetto che non comprende la propria. Se il medico non mette un pizzico di umanità è meglio cambiare mestiere. Noi che facciamo sanità pubblica siamo grati a voi Fondazione per quello che state facendo”.
Su un aspetto più antropologico si è soffermato don Salvatore Spataro, Direttore ISSR “San Metodio”: “Qualsiasi riflessione deve indirizzare ogni azione politica e sociale a tutela delle vite più fragili. Al modello della sacralità della vita si contrappone il modello della qualità della vita: esistono vite che non raggiungono standard di prestazioni adeguati. E li chiamiamo disabili. In maniera errata. Il valore della vita umana viene ad essere calcolato secondo il benessere fisico e secondo l’efficienza era capacità produttiva. La dottrina cristiana afferma la categoria della sacralità della vita. Il valore della vita umana non deriva da ciò che un soggetto fa o esprime ma dal suo stesso esistere. “Difendere, promuovere, venerare e amare la vita è un compito che Dio affida ad ogni uomo” scriveva Giovanni Paolo II. L’altro è chiamato a riconoscere il valore della mia vita non ad attribuire valore. Se io riconosco il valore dell’altro e non lo attribuisco, allora l’altro è un valore in sé. Gli operatori sanitari devono possedere oltre alla competenza tecnico professionale anche una coscienza di valori e di significati”. Al dottore Nicolò Garozzo, Internal AuditorFSAM, il compito di effettuare un lungo ed interessante excursus storico della disabilità nei secoli ma anche della storia della Fondazione creata da mons. Gozzo.
“La disabilità è una inabilità con menomazione fisica – ha detto Francesco Rametta, neurologo e Direttore sanitario della Fondazione -. Si dovrebbe parlare di disabilità sin da bambini. Per capire il mondo della disabilità bisogna viverlo e far crescere nella gente la cultura dell’abilità. Se vogliamo cambiare il modo di agire della società bisogna agire sul linguaggio”. Maggiormente politico l’intervento di Pietro Marano, neurologo e Direttore UO di Neuroriabilitazione IRCCS Oasi Maria SS. Troina: “Dovremmo assicurare un percorso diagnostico terapeutico assistenziale e, quello che non dicono, riabilitativo. Ma non riusciamo, a causa di interessi interni nelle comunità scientifiche, a portare avanti un discorso per chi soffre. Perchè all’interno di queste società vige il servizio politico. Muoviamoci per poter facilitare tramite società scientifiche e università il percorso di studenti per poter debellare un giorno ogni tipo di disabilità”. Quindi sono intervenuti Francesco Marcellino, Commissario AIRS (Associazione Italiana Riabilitazione Sanitaria) e Vera Trasseri, delegata distrettuale “I Lions per le Persone fragili”. “Servizio, amore e carità – ha concluso Francesco Cirillo, Governatore del Distretto Lions 108 Yb -. We serve è il nostro motto. Siamo 114 club per 3500 soci in tutta la Sicilia che sono servizio alla collettività. Un servizio che viene dal cuore. I soci lions danno qualcosa di concreto sempre, con aiuti concreti ma anche con un semplice sorriso”.
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